DOVE INIZIA L’ALBA?

DOVE INIZIA L’ALBA?

Storia vera di Alessia Cassetti e Andrea Castelli, raccolta da Simona Maria Corvese

Precedentemente pubblicata sul n. 33- 4 agosto 2020 della rivista Confidenze di Stile Italia Edizioni

C’è un momento, quando le luci si spengono e la musica soffusa risuona nella sala circolare del Planetario, che contiene la promessa di istanti impalpabili, estremamente emozionanti. Le luci si spengono del tutto, sulla cupola viene proiettato un cielo che non siamo abituati a vedere in città. Così scuro da sembrar nero. In quel preciso istante appaiono miriadi di puntini scintillanti e palpitanti: le stelle e le loro costellazioni. Il pubblico in sala ammutolisce ma avverto in loro un’emozione che toglie il fiato. In pochi istanti quello stupore trova la via per esprimersi, lasciando trapelare manifestazioni di ammirazione, bisbigliate nel buio. È accaduto per la prima volta qualche anno fa, quando lavoravo al Planetario di Roma, durante una conferenza. Avevo proiettato il cielo che puoi ammirare dal deserto di Atacama, dove si trova uno dei più potenti osservatori astronomici al mondo: l’Osservatorio del Paranal, in Cile. Lì puoi osservare una delle più belle porzioni di cielo visibili dal nostro pianeta. È il mistero dell’universo quello che troviamo riflesso nelle costellazioni in cielo. È la presa di coscienza di essere cittadini di periferia della Via Lattea e non del centro  dell’universo.

Quel giorno, osservando la reazione stupita del pubblico, è nato in me il desiderio di diventare una divulgatrice scientifica. Mi iscrissi a un master a Milano e mi trasferii lì. Avevo anche un secondo motivo per andare a Milano: la possibilità di essere più vicina alle Alpi. Dall’alto delle vette, di notte, si possono osservare le stelle e sentirsi parte del  mistero dell’universo.

Avevo solamente 10 anni quando cominciai ad appassionarmi agli astri. Ricordo che mi piaceva andare in montagna con i miei genitori e proprio quell’estate mi ritrovai in un rifugio di alta montagna la notte di San Lorenzo.

I miei genitori e io aspettavamo che diventasse buio per uscire, insieme a molti altri appassionati di montagna come noi, a osservare lo spettacolo delle stelle. Quella notte, per la prima volta in vita mia, feci conoscenza con due signori che, da quella volta, ricordai come i signori delle stelle. Avevano un grande cannocchiale, puntato verso la volta celeste. Incuriosita, con una coperta avvolta intorno alle spalle, mi avvicinai a loro e fu quello il momento in cui incontrai il mio destino.

Quei due uomini, che erano astrofisici, mi spiegarono che quell’oggetto puntato verso il cielo era un telescopio astronomico e mi fecero osservare le stelle.

Stagliate contro un cielo blu scurissimo, vidi le stelle palpitare. Vidi anche le stelle cadenti e fu una delusione apprendere che in realtà non erano stelle bensì polvere della coda di una stella cometa. Quella notte presi la decisione di diventare un’alpinista. Volevo salire più in alto possibile per avvicinarmi alle mie amate stelle. Negli anni a seguire mi impegnai moltissimo nello studio, seguii anche le conferenze al Planetario di Roma, accompagnandole con tante letture private per apprendere sempre di più. Un’abitudine, quella delle letture, che non ho mai abbandonato. A casa poi mi ero fatta regalare un telescopio per poter osservare anch’io le stelle.

Furono anni di grande impegno nello studio e fortissima passione nel realizzare il mio sogno: diventare un’astrofisica.

Ci riuscii ma il mio entusiasmo era tale che non potevo tenere tutta quella conoscenza per me. Volevo parlarne anche alle persone per far conoscere loro la bellezza del cielo.

Una volta arrivata a Milano per il master, contattai anche i miei amici alpinisti e riprendemmo le nostre escursioni. Nel gruppo si erano aggiunte persone nuove e, durante una di quelle escursioni, conobbi il ragazzo che sarebbe diventato mio marito.

Furono due anni intensi. Appresi i segreti della divulgazione scientifica ma feci anche tante escursioni in alta montagna.  Durante una di queste, seduta accanto al ragazzo per il quale provavo ormai sentimenti profondi, presi una decisione importante. Lui già viveva e lavorava a Milano da diversi anni, così decidemmo insieme di restare a Milano, per stare più vicino alle nostre care Alpi.

A Milano riuscii a realizzare tanti sogni. Mi sposai, divenni una divulgatrice scientifica e divenni anche mamma.

Grazie alla mia passione e le mie competenze per la comunicazione della scienza, venni assunta come referente scientifico ed entrai a far parte dello Staff di LOfficina del Planetario, l’associazione che progetta e realizza attività culturali per il grande pubblico e le scuole e che da luglio 2016 ha anche in concessione le attività pubbliche, scolastiche e i servizi accessori del Civico Planetario di Milano. Insieme allo staff di LOfficina iniziai a progettare e condurre cicli di conferenze per i bambini tra cui il ciclo dal titolo “IL CLUB DEI GIOVANI ASTRONOMI”. Il club fu accolto con entusiasmo dai bambini, anche più di quanto ci aspettassimo.

A volte le intuizioni giuste arrivano quando meno te lo aspetti. Una sera, mentre aiutavo mio figlio di 5 anni a indossare il pigiamino nella sua cameretta, lui mi chiese: “Mamma, dove inizia l’alba?”. Tutte le sere, prima di andare a dormire, parliamo del cielo stellato. È un nostro rito.

Sorrisi pensando che quella domanda è la stessa che lo scrittore Marc Levy ha posto al centro del suo romanzo “Il primo giorno” ma il mio piccolo non poteva sapere queste cose. Eppure, senza di lui non avrebbero preso vita tanti progetti per i più giovani al Planetario. Devo ogni mia idea all’inesauribile curiosità di mio figlio.

Grazie alle sue domande sul cielo, ho cominciato a chiedermi come avrei potuto spiegare queste cose ai bambini e ai ragazzi, in modo da renderle interessanti e comprensibili ai loro occhi.

A volte guardo mio figlio e mi rendo conto che, grazie alle sue semplici curiosità da bambino, é stato possibile trovare il modo di avvicinare all’astronomia tantissimi altri bambini.

Negli anni lo staff di LOfficina, di cui faccio parte è cresciuto perché la gestione del Planetario e tutti gli altri progetti che segue l’associazione richiedevano più personale.

Fu in quel periodo che venne assunto Andrea, con il ruolo di divulgatore che venne inserito nel team che si occupa della conduzione delle attività didattiche e pubbliche.

 

Anche lui era animato da una grandissima passione per l’astrofisica ma era arrivato a realizzare il suo sogno seguendo un’altra strada.

Tutti e due abbiamo avuto un grande sogno e abbiamo lavorato strenuamente per realizzarlo.

 

In un sabato pomeriggio di fine agosto Andrea stava tenendo una conferenza sulle stelle destinata a bambini e famiglie. Giunse il momento di far proiettare a Zeiss IV il cielo stellato. Per coinvolgere il pubblico chiese ai bambini dove volessero iniziare il viaggio e propose loro una serie di possibilità che andavano dal cielo del polo artico a quello sopra il deserto di Atacama. Una bambina gli chiese di proiettare il cielo sopra il deserto di Atacama e lui l’accontentò. Zeiss IV, in pochi minuti, ci portò tutti nell’emisfero australe. Mentre la cupola del Planetario si scuriva fino ad assumere il colore scuro, quasi nero che ha il cielo in quel luogo, con la mente Andrea corse ai giorni in cui, molto tempo fa, scoprì la passione per l’astronomia. Aveva solamente 18 anni e fu la sua fidanzata a portarlo al parco astronomico “La Torre del Sole” per la prima volta in assoluto. Tutto nacque lì. In seguito Andrea si comprò anche un telescopio e si unì al circolo degli astrofili di Bergamo. Furono anni molto belli in cui approfondì la conoscenza dell’astronomia, incoraggiato dalla sua fidanzata. Intanto frequentava anche la facoltà di Filosofia all’Università di Milano, maturando la convinzione di fare di questa passione una vera professione. La decisione arrivò una volta terminato il triennio universitario. La facoltà dava la possibilità di frequentare il biennio interdisciplinare presso la Facoltà di Fisica. La colse al volo  e, dopo essersi laureato, conseguì anche il dottorato in Filosofia e fondamenti della Fisica a Bologna, pensando di essersi avvicinato un po’ alla meta.

Sempre incoraggiato dalla giovane donna che oggi è sua moglie, assecondò il desiderio di divulgare la scienza. Come me frequentò un master in Comunicazione della Scienza ma a Ferrara.

Furono gli amici del circolo astrofili di Bergamo a incoraggiarlo a insistere su quella strada. Cominciò così a fare il divulgatore scientifico e il conferenziere esterno. Poi un giorno arrivò una proposta che gli cambiò la vita.

“Ehi, Andrea, hai sentito che al Planetario di Milano stanno cercando un giovane divulgatore scientifico?”, gli dissero gli amici della “Torre del Sole”. “Ti abbiamo segnalato come conferenziere esterno!”.

Le cose avevano iniziato a prendere la direzione giusta. C’era stato un momento in cui Andrea aveva temuto di non riuscire a realizzare il suo sogno. Aveva infatti lavorato precedentemente in un’azienda ma si sentiva in gabbia. Aveva capito che non era quello il suo lavoro. Anche l’attività di cultore della materia in Filosofia e fondamenti della Fisica a Bologna, dove teneva lezioni saltuarie, lo aveva avvicinato un po’ a quello che voleva fare ma gli aveva anche dato la convinzione che così la sua passione non sarebbe mai diventata un lavoro. Aveva vissuto quel periodo come una strada che non lo stava portando dove voleva andare. Dovette far appello al sostegno morale della sua compagna e agli insegnamenti di sua madre. Lei, scomparsa da ormai molti anni, dimostrò sempre fiducia in lui e lo spronò continuamente verso il raggiungimento dei suoi sogni. Gli insegnò anche il significato profondo di sacrificio, fatica e, soprattutto, del “cadere sì, ma rialzarsi sempre”.

La perseveranza alla fine ebbe la meglio.

Quando Andrea venne assunto da LOfficina ed entrò a far parte come me dello staff ne fui felice perché era preciso, preparato ma riusciva a comunicare con loro con allegria, facendo sembrare tutto comprensibile, alla loro portata. Effettivamente i bambini reagivano con estremo interesse: anche a luci spente, a conferenza iniziata, lo  interrompevano, completamente a loro agio, per porgli domande.

Un ottimo segno, che rivela le qualità dei bravi comunicatori, pensai.

Viaggiavamo sulla stessa lunghezza d’onda e questo era molto importante, dal momento che condividiamo lo stesso lavoro all’interno dello staff.

Fu bello vedere che il nostro lavoro era apprezzato dai ragazzi: ogni volta che, nel nostro ufficio sul retro del Planetario, aprivamo la posta elettronica, ricevevamo commuoventi letterine dai bambini che avevano partecipato alle attività didattiche. Ogni letterina era accompagnata da un coloratissimo disegno del cielo con le stelle, le costellazioni o i pianeti.

Ci siamo sentiti onorati dalla fiducia che i bambini ci hanno accordato e abbiamo stampato tutti i disegni che abbiamo ricevuto, nessuno escluso, tappezzando il nostro ufficio! Con l’opportunità datagli da LOfficina, l’assunzione  e l’inserimento nel suo staff, anche il sogno di Andrea si è realizzato.

Ancora oggi Andrea ringrazia per questo risultato sua moglie e sua madre,  che lo hanno sempre sostenuto e avuto fiducia in lui, incoraggiandolo a rialzarsi e andare avanti ogni volta che cadeva.

 

Seduta a gambe incrociate sul pavimento della cameretta di mio figlio sfoglio un mazzo di carte con stelle e pianeti. L’ho inventato qualche tempo fa per i miei piccoli amici malati oncologici dell’Ospedale San Gerardo di Monza, scoprendo poi che piace a tutti i bambini. Mentre ora gioco con il mio cucciolo la memoria corre a un anno fa quando entrai nella stanza nella quale ebbe luogo “Stars Attack”, un laboratorio di astronomia e arte che avevo ideato. È stato il progetto che mi ha dato le più grandi soddisfazioni in questi anni. L’ho pensato per i bambini dell’Ospedale San Gerardo, per giocare insieme con le carte del Planetario che danno nozioni sui pianeti e le stelle.

Una delle carte che i bambini avevano trovato più divertenti è quella con George Clooney: cosa centra George Clooney con Urano? Urano non è solo il pianeta che sembra “rotolare” mentre orbita intorno al Sole, ma è anche il pianeta il cui primo nome è stato George. In una seconda fase del laboratorio, quella artistica, i bambini hanno realizzato disegni dei pianeti e degli astri oppure basi spaziali con materiali di riciclo. È stato il momento più bello e mi sono divertita a mettermi a costruire con loro perché la fantasia di un bambino è qualcosa di potentissimo: un tubo di carta, qualche tappo, un piccolo cono ed ecco realizzato un razzo. Quei pochi e fortunati adulti che hanno conservato l’immaginazione e la curiosità dei bambini sono le persone che hanno fatto fare grandi scoperte o invenzioni all’umanità. Mica male, vero?

Ma ti confido un segreto: ogni volta che mi trovo a parlare di stelle, costellazioni, pianeti o dell’estinzione dei dinosauri, con i bambini, mi rendo conto che sono io a imparare dalla loro meravigliosa curiosità.

Alla fine di questo racconto forse ti chiederai anche tu, come mio figlio: dove inizia l’alba? Per il momento nessuno lo ha ancora scoperto ma ti invito a venirci a trovare al Planetario di Milano oppure ad andare al parco astronomico più vicino a casa tua, chissà che un giorno non sia proprio tu a trovare la risposta. L’importante è non rinunciare mai ai propri sogni, non smettere mai di essere curiosi e lavorare sodo per realizzarli.

“Dove inizia l’alba?”, copyright © 2020 Simona Maria Corvese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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