LA CONTRADA DEI FIORI

Brera is an elegant district in Milan, Italy

Un estratto dal racconto «La contrada dei fiori». Una prima versione, pubblicata nel 2019, è presente sul sito della Signora Sveva Casati Modignani.

Ora, a distanza di qualche anno, sto riscrivendo la storia con la tecnica della scrittura immersiva ma i contenuti sono immutati. La storia farà parte di un’antologia.

Una nota. La Contrada dei Fiori è stata una contrada di Milano. Rientrano nei suoi confini: Via Brera, Via dei Fiori Chiari, Via dei Fiori Oscuri e la chiesa sconsacrata di San Carpoforo.

Contrada dei fiori, Brera, Milano.

Usciamo dall’edificio con la voglia di goderci questa magnifica serata. Arrivati all’altezza della piazzetta di Brera, ammiriamo la statua di Hayez poi, voltandole le spalle, guardiamo con tenerezza l’unico alberello di ciliegio superstite, di fronte alla casa di Lalla Romano, la scrittrice di origini ebraiche che ha abitato lì per molti anni.

C’è una luce abbagliante, nonostante sia l’ultimo sole della giornata. Le larghe pietre rettangolari del selciato sono lucidissime sotto il riverbero di questa luce e della finissima pioggia che ha da poco smesso di cadere.

All’improvviso mi balena un’idea. Mi chino verso Livia e le sussurro la mia proposta all’orecchio.

«Livia, mi faresti compagnia ancora per un po’? Questa sera avevo intenzione di andare ad acquistare il mio tè preferito in un negozio in Via Madonnina che vende pregiate miscele provenienti da tutto il mondo. Sono appassionato di tè e un loro vecchio cliente”.

Siamo talmente vicini che il suo alito caldo mi accarezza il collo. Immediato mi arriva un brivido di piacere e vorrei annullare  tutte le distanze tra noi. Faccio un respiro profondo e le sorrido, per sciogliere la tensione erotica, che leggo anche in lei.

Livia rompe l’incantesimo con la risposta che speravo. «Sì, volentieri ma prima vorrei dare un’occhiata alla piazzetta di Brera. È deliziosa ed è una vita che non passo di lì».

Al centro del negozio c’è un’isola colma di piccole confezioni di vetro trasparente, ognuna delle quali è numerata e contiene foglie essiccate di tè.

Livia si ferma proprio lì davanti e io seguo il suo sguardo incuriosito che si sposta da una boccetta all’altra.

«È un’aromateca. In ogni boccetta ci sono diverse miscele di tè e tisane. Le apri, ti lasci inebriare dal loro profumo e scegli la tua preferita. Ci avventuriamo in questa esperienza?»

Livia si volta  guardami e mi regala un sorriso raggiante. «Sono talmente tante che andrò in confusione.»

Ci avviciniamo all’esposizione e apriamo alcuni flaconi ma tutti e due appoggiamo la mano con decisione sul tè al bergamotto cinese.

Livia si ritrae per prima. È imbarazzata e un lieve rossore le si è insinuato sulle guance. «È il mio preferito…»

«Anche il mio!»

Prendo la boccetta, la apro e le faccio annusare il contenuto. «Mi piace attardarmi qui a scoprire nuove fragranze. È un’esperienza inebriante e ti confido che è uno dei pochi lussi che mi concedo a Milano.»

Mi volto verso la commessa che attende in piedi dietro il bancone. «Signora, per favore prepari una confezione per me e una per la mia amica. Aggiunga anche dei filtri monodose in mussola di cotone.»

Livia mi appoggia la mano sul braccio, per fermarmi. «Non devi disturbarti così.»

Abbasso lo sguardo verso di lei . «Ti sbagli, per me è un piacere avere un pensiero per un’amica che non vedevo da anni.»

Appoggio la mia mano sulla sua e una sensazione di tepore mi si irradia in tutto il corpo. La magia di poco fa è tornata.

La proprietaria del negozio intanto prepara le eleganti borse con scritte dorate, che porteremo via. «Permettetemi di farvi assaggiare del tè al gelsomino, prima che andiate. Accomodatevi pure nel salottino degli ospiti: arrivo subito.»

«La contrada dei fiori», © 2019 Simona Maria Corvese.

 

 

  •  
  •  

0 Comments