LETTERE DA BABBO NATALE

LETTERE DA BABBO NATALE

Storia vera di Fabio D., raccolta da Simona Maria Corvese

Pubblicata sul n.51 – 20 dicembre 2022 della rivista Confidenze di Stile Italia Edizioni

Nota: questa è una versione ampliata della storia originale pubblicata sulla rivista.

Sono tanti i desideri dei bambini raccolti in quelle righe dalla scrittura incerta. Per mia nipote Cloe, che ha sei anni, il regalo più bello sarebbe trovare una nuova mamma. E per me che le faccio da papà? A volte il destino ci sorprende.

Cloe e io sentiamo in lontananza gli altoparlanti che diffondono musica natalizia. Già si vedono le luci colorate delle bancarelle e della giostra. La tengo per mano vicino a me: c’è molta gente.  Da quando mio fratello e sua moglie sono morti in un incidente stradale, sei mesi fa, sono diventato il suo tutore.

Ho 38 anni e sono uno zio single. Ho sempre fatto la mia parte con lei, la facevo ridere e giocare ma adesso è diverso. Non so niente di bambini.

Con un maschietto sarebbe stato più facile. Le donne mi piacciono tantissimo ma non le capisco e poi la nostra non è stata proprio una famiglia modello. Non ero pronto a diventare genitore ma eccomi qui. Per vederla sorridere la ho portata al villaggio di Babbo Natale nella nostra cittadina. Cloe è dolcissima e ha solamente 6 anni.  “Tra poco consegnerai la tua lettera a Babbo Natale, tesoro”, le dico ma lei è distratta dalle bancarelle. Quando entriamo in una baita adornata con omini di pan di zenzero, caramelle colorate e bastoncini di zucchero bianchi e rossi, siamo accolti da una ragazza dai fitti riccioli rossi e una spruzzata di lentiggini sulle guance. È vestita da elfa e mi sorride. I suoi occhi di smeraldo mi ipnotizzano. Ha una spilla appuntata sul petto, con il suo nome. “Cloe, consegna a Penelope la tua lettera”, la incoraggio. Cloe e Penelope si piacciono subito. “Vieni con me, Cloe. Ti accompagno da Babbo Natale e ti faccio imbucare la tua lettera”. Dopo un po’ facciamo per uscire ma Penelope mi ferma consegnandomi la lettera di risposta di Babbo Natale per Cloe. La apro e la leggo velocemente mentre mia nipote è distratta dagli addobbi colorati della baita e mi accorgo che c’è un errore clamoroso. “Penelope, questa è una risposta standard. Babbo dice a Cloe di continuare a fare la brava bambina con mamma e papà. Mia nipote è orfana. Io sono suo zio. Possiamo modificare la lettera?”. “Oh, santo cielo, mi scusi”, mi risponde lei costernata. “Mi dispiace tanto”. Affidiamo la bambina a una elfa che sta intrattenendo i bambini e ci procuriamo un foglio di carta da lettera al banco dell’accoglienza. La riscriviamo insieme di getto e mi sorprendo di essere entrato così velocemente  in sintonia con quella ragazza: è come se ci conoscessimo da sempre. “Venga, andiamo a farla firmare”, mi invita lei. L’uomo che impersona Babbo Natale intanto mi fa vedere la lettera che Cloe gli ha scritto. “Cloe ha chiesto un Natale con le cose che faceva con i suoi genitori, di non essere più triste e vuole anche una nuova mamma”, mi dice serio, guardando la letterina di Cloe e quella che abbiamo scritto Penelope e io. “Per tutte le tradizioni del Natale, in questi casi in cui i bambini non chiedono beni materiali, possiamo provvedere noi del villaggio. La bambina può venire qui da noi tutti i giorni fino alla fine delle feste e Penelope sarà la vostra elfa personale. Ho anche visto che lei ci sa fare con la scrittura: ci aiuterebbe a scrivere le lettere di risposta ai bambini?”. Sono già molto impegnato con il mio lavoro di veterinario ma so che renderò felice Cloe. Accetto. Mentre Penelope mi accompagna dove è rimasta Cloe, mi fa coraggio con molta delicatezza “Ognuno ha il suo modo di superare la morte di chi ama ma dobbiamo accettare che la perdita rimarrà per sempre con noi”, le rispondo e non parlo solo di Cloe. Tornando a casa mi sorprendo a pensare a Penelope: mi piace e avremo modo di conoscerci, lavorando alle lettere di Babbo Natale.

Penelope è un’illustratrice di libri per bambini e nel tempo libero, oltre a fare la volontaria al villaggio di Babbo Natale, illustra le lettere di risposta ai bambini.

Qualche giorno dopo, al villaggio, Penelope tiene un laboratorio con i bambini per realizzare libri fatti a mano. Mia nipote è intrigata da questo gioco. “Ti voglio bene, Penelope”, le dice abbracciandola. “Non so come ringraziarti, Penny”, le dico mentre andiamo a prendere un sacco di lettere cui risponderemo. “Le ho provate tutte con Cloe per farle superare la tristezza, anche la pet therapy. Abbiamo un cane, un gatto, un criceto, un pappagallino e un paperotto: casa nostra sembra l’arca di Noè. E poi sei arrivata tu con queste favole e Cloe si è sbloccata: ti adora”. Lei mi sorride affabile: ha apprezzato il mio complimento. Seduti a un tavolo, iniziamo a leggere le letterine e rimango sorpreso. “Non mi aspettavo questo impatto emotivo”, ammetto perché non ci sono solo le richieste di giocattoli in queste lettere “C’è un bambino ammalato di cancro che chiede a Babbo Natale di aiutare i suoi a non essere tristi quando lui non ci sarà più”, dico leggendo con un groppo in gola “e qui una bambina che è bullizzata a scuola… e leggi qui: due fratellini i cui genitori hanno perso il lavoro e non sanno se avranno abbastanza soldi per il pranzo di Natale”. Penelope mi guarda con dolcezza e mi accorgo che si è già confrontata con queste situazioni. “Abbiamo un fondo di beneficienza, Fabio, per questi casi. I bambini si fidano di Babbo Natale e si aprono con lui nelle lettere. Avendo l’indirizzo sulle buste, riusciamo a spedire loro dei soldi per aiutarli”. Improvvisamente  mi rendo conto che rispondere a quelle lettere non è solamente un atto di gentilezza ma un gesto di conforto per chi sta soffrendo e mi sento onorato del compito che ho accettato di svolgere. “Non dev’essere stato facile neppure per te diventare genitore all’improvviso, Fabio”, mi dice Penny. Leggo nei suoi occhi la curiosità e sento di potermi fidare.

“Da ragazzi siamo cresciuti con un padre che non esitava ad allungare sberle. Abbiamo assistito a liti, urla furibonde, allontanamenti e incredibili riappacificazioni tra lui e mia madre. Abbiamo visto la parte peggiore del far famiglia. Ho avuto paura di diventare come lui e per questo non mi sono mai impegnato seriamente con una donna”, le confesso “ma c’è stata una persona importante nella mia vita: l’unica che abbia veramente amato. Con lei sarei arrivato a far sul serio ma è venuta a mancare”. Penelope mi studia, rattristata e posa sul tavolo la lettera che ha in mano. “Mi dispiace. Da quanto?”. “Da tre anni”, non aggiungo altro perché mi è tornato un groppo in gola “Scusami, è raro che ne parli con qualcuno”. Lei annuisce “Un incidente?”. “Un tumore”. “E vorresti innamorarti ancora?”. “Credo che capiti una sola volta nella vita di provare sentimenti così intensi”, le rispondo ma non ne sono più così certo. Avverto la confortante vicinanza di Penny e una sensazione di calore m’inonda tutto il corpo. Non so da quanto tempo non provavo un’attrazione così forte e non so cosa fare.

“Adesso però non posso più sfuggire alle mie responsabilità. So già che con mia nipote sarò un genitore che farà i suoi errori ma non sarò come mio padre”. “Sarai un ottimo padre”, mi risponde lei, poi riprendiamo le nostre lettere per i bambini. Usciti di lì, voglio portare Cloe sulla giostra. È già sera e non ho tempo per fermarmi molto. Intanto Cloe ha preso per mano Penny, con molta fiducia. Un gesto che ha commosso sia lei che me. “Vuoi fare un giro sulla giostra, Cloe?”. La bambina è entusiasta “Sì, sì, voglio salire sui cavalli colorati”, mi risponde, saltando tutta eccitata. Lì ci accolgono dipendenti sorridenti in uniforme, che guidano la giostra. Penny e io ci accomodiamo su una panchina ai margini del carosello, dalla quale possiamo vedere Cloe. “Come hai iniziato a collaborare qui al villaggio?”, le chiedo porgendole il sacchetto di caldarroste che abbiamo comprato. Nel farlo le nostre dita si sfiorano e una scarica elettrica mi percorre il braccio. “Una decisione maturata molto tempo fa”, mi risponde, prendendo una castagna dal sacchetto. Ci siamo avvicinati e ora il contatto con il suo corpo mi trasmette una sensazione di calore confortante. “Ho perso mio padre poco prima di Natale, da bambina. Mia madre stava cercando lavoro ma eravamo in difficoltà. Non solo con il pranzo natalizio ma anche con le spese di cibi di prima necessità: rischiavamo di non arrivare a fine mese”, mi spiega guardandomi con dolcezza. I nostri sguardi rimangono avvinti per un istante saturo di elettricità. “Due giorni prima di Natale apro la porta di casa e trovo in veranda un albero di Natale e tante borse di viveri”, mi dice “Non ho mai saputo chi sia stato ad aiutarci ma da quel giorno ho voluto fare qualcosa per le persone in difficoltà”. Rimango colpito dalla sua confidenza. Mi piace sempre di più. “C’è qualcuno d’importante nella tua vita, ora?”, le chiedo sperando di non essere stato troppo sfacciato. “No, ho avuto un fidanzato. È stato un lungo tira e molla con un uomo che rompeva il rapporto ogni volta che le cose si facevano serie. Lo amavo ma mi sentivo incompleta e non riuscivo a capire se la sua riluttanza a impegnarsi fosse dovuta al suo passato doloroso o al suo carattere. Io desideravo un matrimonio e una famiglia ma con lui non li avrei avuti e avrei anche dovuto rinunciare al mio sogno di diventare madre. Ho rispettato le sue paure ma ho provato anche risentimento nei suoi confronti per non voler venire incontro ai miei bisogni. Lui aveva un’amica d’infanzia che a un certo punto si è intromessa nella nostra relazione, ritenendo che non fosse seria. ‘Siamo solamente amici’ mi dicevano. Purtroppo lungo la strada sono diventati qualcosa di più e ora sono sposati”, mi confessa. Sono commosso dalla fiducia che mi ha concesso raccontandomi cose così personali e provo tenerezza per lei. Non ho mai provato un istinto di protezione così forte per una donna e voglio esserle vicino. Penny è una brava persona e merita di essere felice. “Non posso neanche immaginare quanto sia stata dura la tua vita ma so che sei stata forte”, le dico con comprensione. “Qui al villaggio mi sono fatta degli amici: è come una seconda casa”, mi dice. “Perché qui ci sono persone alle quali importa di te. In questi giorni che ci siamo frequentati ho capito che comincio a provare qualcosa per te, Penny. Senti anche tu quello che sento io?”.  Gli occhi di Penny si allargano leggermente, poi lei annuisce, rivolgendomi un sorriso dolcissimo. Quando Cloe scende dalla giostra le racconto del padre di Penny e lei rimane colpita. “Penny, come hai fatto a smettere di essere triste quando pensi al tuo papà?”. “Non ho mai smesso di farlo ma se sono impegnata a fare tante cose, allora la tristezza non fa breccia. Non devi cercare di smettere di sentirti triste: la tristezza è parte della nostra vita. Ne abbiamo bisogno per apprezzare di più i momenti di gioia. L’importante è tenere aperti i nostri cuori”, le risponde, colpendo anche me.

Il giorno dopo è sabato. Ho invitato Penny a casa nostra per addobbare l’albero di Natale e mangiare una pizza. Cloe è felicissima di poter trascorrere altro tempo insieme a Penny e praticamente l’albero lo addobbano tutto loro. Dopo la pizza, quando arriva l’ora di mettere a dormire Cloe mi assento qualche minuto. “Rimani ancora un po’, Penny”, le chiedo “torno tra poco”. Quando scendo in salotto, la trovo seduta sul divano, accanto al camino. Il profumo delle pigne che bruciano nel fuoco si sparge per tutto il locale. Mi siedo accanto a lei e penso che noi due stiamo diventando qualcosa di più che amici. Anche Cloe le si è attaccata molto ma io ho paura che così lei dimentichi i suoi genitori. Il senso di quello che stiamo facendo in questi giorni è di aiutarla a ricordarli, non a sostituirli. Mi rendo conto però che non potrà mai essere così: non li dimenticherà mai e nessuno potrà sostituirli. Parliamo ancora un po’ poi Penny si accinge ad andare, così l’accompagno alla porta. “Sei bellissima”, le dico sotto il patio della villetta e, in un motto di spontaneità, la bacio. Quasi subito mi stacco da lei, turbato. “Scusami, devo andare”, le dico. Penny annuisce imbarazzata “Sì, anch’io”. Il giorno dopo quando arrivo al villaggio, entrando nella casa degli elfi, la sento parlare con un’amica. “Chiamalo, Penny”. “No, è lui che si è spaventato”. “Pensa che sforzo di fiducia ha fatto per baciarti. Cerca di essere comprensiva”. “Lo sono ma non voglio innamorarmi di qualcuno che è innamorato di qualcun altro: mi è già capitato”, le risponde lei. Quando ci vediamo, cerco di chiarirmi. “Mi dispiace per come ho reagito. Non ti ho telefonato perché è complicato: provo sentimenti per te ma non sono pronto e non so se lo sarò mai”. Penny si rattrista “Ti capisco ma non posso aspettare che tu lo capisca. Sono spaventata come te ma provo anch’io emozioni e non posso darti il mio cuore e la speranza che forse un giorno lo farai anche tu. Voglio proteggermi da un’altra delusione”. Annuisco anch’io, rattristato. “Questi giorni insieme sono stati meravigliosi ma ci siamo lasciati travolgere dai nostri sentimenti. Tu non sei pronto e io non voglio soffrire ancora. È meglio se rimaniamo solamente amici, Fabio”. Ci lasciamo così ma, mentre torno a casa con Cloe, rifletto. Quando sto con Penny mi sento come se tutto fosse perfetto ma mi sento anche in colpa: come se stessi tradendo l’unica donna che ho amato in vita mia, cominciando a dimenticarla. Mi sbaglio: la profondità del dolore che ho provato perdendola è la misura di quanto io l’abbia amata e non la dimenticherò mai. Ho creduto che il dolore fosse l’unico modo per continuare ad amarla ma l’amore non finisce: cambia solamente forma. Penny e la mia ex fidanzata sono due amori completamente diversi. Non voglio far soffrire anche Cloe, adesso che si è affezionata a lei. Voglio ancora l’amore nella mia vita. Mi fermo di scatto: “Cloe, torniamo indietro: devo parlare a Penny”. La raggiungiamo e mi faccio coraggio. “Lo so che siamo tutti e due spaventati ma quello che ci è capitato è stato un secondo colpo di fulmine nella nostra vita. Accettiamo il rischio, Penny e prendiamo quello che verrà!”, le dico, poi l’abbraccio e ci baciamo. Penny ha gli occhi colmi di lacrime di felicità e io ora so di aver fatto la cosa giusta per me e per Cloe, che avrà una nuova mamma.

“Lettere da Babbo Natale”, copyright © 2022 Simona Maria Corvese

Box incluso nella storia, sulla rivista:

“Lo schiaccianoci” e “Il flauto Magico”

 

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Lascia un commento da Facebook

Leave A Response

* Denotes Required Field