IL BIGLIETTO DI AUGURI

IL BIGLIETTO DI AUGURI

Storia vera di Matilde V., raccolta da Simona Maria Corvese

“Volevo ringraziare il professore che mi aveva dato tanto con un semplice gesto di cortesia. Ho finito per trovarmi mano nella mano con suo figlio, a fingere di essere la sua fidanzata. La verità? Non mi riusciva molto difficile”

“Il biglietto di auguri”, copyright ©2021 Simona Maria Corvese

Pubblicata sul n.52 – 21 dicembre 2021

Temi trattati dal racconto:

amore – seconde possibilità

Alzheimer e affetti per i genitori

Genere: finta storia d’amore natalizia che si trasforma in qualcosa di reale e significativo.

Davanti alla cassetta postale, guardo il biglietto d’auguri che sto per spedire. L’ho acquistato un anno fa insieme a un altro per i miei genitori che festeggiavano il quarantesimo anniversario di matrimonio. Pochi giorni prima della loro festa ero stata lasciata dal mio fidanzato, che aveva accettato un’offerta di lavoro come chef a Dubai. Ero talmente giù di morale, che non spedii quel biglietto. Un anno dopo, superata la delusione amorosa, eccomi qui a spedire gli auguri al mio più caro professore della scuola alberghiera. Grazie a lui sono diventata chef anch’io e lavoro nell’ albergo della cittadina di montagna dove vivo. Voglio dirgli che i suoi insegnamenti mi hanno ispirata a trovare la mia strada. Imbuco il biglietto e non ci penso più, fino a quando ricevo la risposta. Con sorpresa scopro che il biglietto è stato scritto da un certo Giacomo, figlio del mio professore. L’uomo si scusa ma mi dice che suo padre e sua madre non vivono più in quella casa. Vorrebbe inoltre incontrarmi di persona, per consegnarmi un regalo da parte loro. Sbalordita, non riesco a pensare in quel momento. Giacomo mi ha scritto la sua email nel biglietto, così gli rispondo. Abitiamo nella stessa cittadina e c’incontriamo un sabato pomeriggio di inizio dicembre nel ristorante dove lavoro. La città è ammantata da una fitta coltre di neve. Mentre cammino per strada la sento scricchiolare sotto i miei stivali e nell’aria riconosco il profumo pulito della neve fresca. È un momento calmo al ristorante e io non ho ancora preso servizio. Quando lo vedo entrare, il mio sguardo si fa incredulo: Giacomo assomiglia molto a suo padre quando era giovane ma è molto più bello di lui. Quando mi stringe la mano mi fa sentire le farfalle nello stomaco e provo imbarazzo per questa inaspettata reazione. Ci sediamo a un tavolo vicino alla cucina, da cui arrivano le risate dei miei colleghi che si apprestano a prendere servizio come me e iniziamo a parlare.

“I miei genitori si sono ritirati in una casa di riposo qui vicino. Mia madre ha preso la decisione quando è stato diagnosticato l’Alzheimer a mio padre”, mi confida, passandosi nervosamente una mano tra i folti capelli castani. Mi assicura contemporaneamente che va tutto bene ma il modo in cui si schiarisce la voce per nascondere la commozione mi fa capire quanto sia stato difficile per lui dirmi la verità. La sua vulnerabilità me lo fa piacere subito. Una piacevole sensazione di calore pervade tutto il mio corpo e mi sento a mio agio con lui. Superato l’imbarazzo Giacomo mi consegna un libro da parte dei suoi genitori. Ancora emozionata per la notizia che ho ricevuto, mi vengono le lacrime  agli occhi: mentre lo sfoglio mi accorgo che é il libro di ricette personali di suo padre, scritto a mano, con le sue note. Un dono inestimabile per uno chef. Sono l’unica tra i suoi ex allievi ad aver avuto l’onore di riceverlo. “Vorrei incontrare tuo padre, Giacomo e ringraziarlo di persona”, balbetto commossa. Lui mi spiega che non sempre suo padre é lucido “Ci sono giorni che non mi riconosce”. Accetto il rischio e ci accordiamo per andarlo a trovare il pomeriggio seguente. Nel salutarmi Giacomo mi abbozza un sorriso e io mi perdo nell’intensità di quello sguardo blu fiordaliso.

All’incontro Giacomo mi presenta a sua madre, una persona gentilissima ma deve presentarmi anche a suo padre, che non mi riconosce. Gli sono subito simpatica  ma equivoca la mia posizione. “Che bella coppia siete. Tornateci a trovare”, dice a suo figlio e guardandoci con tenerezza. Giacomo e io non abbiamo il coraggio di dirgli che non siamo fidanzati. “Matilde, per favore, reggimi il gioco con mio padre, solamente fino alla fine delle feste, poi c’inventeremo qualcosa”, mi dice lui, grattandosi la fronte imbarazzato e pensieroso, fuori dalla casa di riposo. “Pensi che anche tua madre abbia frainteso?”, gli chiedo io. L’ultima luce del sole illumina la neve fresca e i cumuli ghiacciati al bordo della strada, mentre camminiamo. Giacomo si strofina il viso con la mano ed emette un profondo sospiro. Ha le occhiaie ma lo trovo ancora più affascinante. “No, ha taciuto per non mortificare mio padre”, mi risponde. “Puoi contare su di me”, dico rivolgendogli un caldo sorriso che nasce dal mio cuore. Quando anche lui mi sorride con gratitudine e intensità, mi sento inondare di calore, nonostante l’aria gelida della sera.

“Bene, ora ti spiego cosa faremo. Posso offrirti una cioccolata, così parliamo al caldo?”, mi chiede con gli occhi che brillano e diventando più loquace. Ci andiamo a riparare al bar del mio ristorante e ci sediamo a un tavolo vicino al grande camino. Il crepitio della legna che arde, misto al profumo di pigne che sprigiona il fuoco, ci confortano immediatamente.

Con le tazze calde in mano, assaporiamo la densa consistenza della cioccolata poi Giacomo mi spiega che fa parte del comitato di volontari per la preparazione della festa di Natale per la casa di riposo. “Dobbiamo andare al vivaio a comprare un abete da addobbare”, mi dice. Così il giorno dopo andiamo a sceglierlo. Mentre camminiamo tra i filari di abeti del vivaio io mi rattristo, pensando al dicembre precedente, quando il mio fidanzato mi ha lasciata. “Sono un buon ascoltatore”, mi dice Giacomo, intercettando il mio sguardo mentre individuiamo un albero. Lo sguardo gentile che mi ha rivolto mi conforta subito e m’induce a confidarmi. Gli spiego i motivi della mia malinconia e lui mi sorride, comprensivo. “E tu? C’è qualcuno di speciale nella tua vita?”, gli chiedo, pentendomi subito della mia curiosità. Lui risponde al mio imbarazzo ridendo con gli occhi e facendomi arrossire, poi si fa serio.  “No. Un anno e mezzo fa sono stato lasciato anch’io. Eravamo a un passo dal matrimonio quando lei ha confessato di essersi innamorata di un altro”, dice, emettendo un sospiro come se fosse riuscito a liberarsi di quella dolorosa esperienza. “Eravamo fidanzati da molto tempo e  lei non ha avuto il coraggio di dirmi che non mi amava più, fino a quando non ha conosciuto un’altra persona”. Provo tristezza per lui “Quando si tratta di sentimenti, bisognerebbe essere sempre sinceri verso il partner, anche se non è facile esprimerli”, commento e lui annuisce. “Anche il mio fidanzato non ha rivelato che per lui una carriera all’estero era più importante del nostro legame, fino a quando non ha avuto una proposta importante. Ero convinta che volesse un futuro qui in montagna con me, poi ho capito che volevamo cose diverse”, gli dico mentre entriamo nel negozio a pagare l’albero. Sotto l’arco della porta Giacomo mi si avvicina, cancellando la distanza tra noi per aiutarmi a sorreggere l’albero. Si china verso di me  e fa per baciarmi, mentre siamo nascosti dalle fronde dell’albero. Desidero anch’io quel bacio ma in quel momento la punta dell’abete s’impiglia nel vischio appeso all’arcata, proprio sopra noi. “Vi aiuto io, ragazzi”, interviene il commerciante sorridente. Noi ci ritraiamo immediatamente, imbarazzati. Caricato l’abete sul camioncino rosso di Giacomo, andiamo a casa sua a prendere gli addobbi natalizi. “Gli scatoloni sono in soffitta. Abbiamo tutto il tempo di prenderli e portarli con noi”, dice Giacomo. “Perché non prepariamo anche qualche biscotto natalizio da portare ai tuoi genitori?”, propongo. Ci mettiamo subito all’opera, sfornando deliziosi omini di pan di zenzero  e decorandoli. “Ci sai fare a cucinare, Giacomo”, constato mentre riponiamo i biscotti in una scatola di latta. La loro deliziosa fragranza pervade tutta la cucina. “Sono titolare di una società di catering”, mi risponde lui, guardandomi con un luccichio sornione negli occhi. “Ora capisco perché sei così bravo!”, gli rispondo scoppiando a ridere. Quel momento di intimità accanto a  lui mi ha reso felice.

Alla casa di riposo mettiamo l’abete nel salone per il tempo libero. “Perché hai voluto proprio gli addobbi natalizi della tua famiglia?”, chiedo a Giacomo mentre prendiamo gli ornamenti dagli scatoloni. “Pensavo li volessi usare a casa tua”. Trattengo il respiro sperando di non essere stata indelicata ma Giacomo mi rassicura con un tocco affettuoso sul braccio. “Perché ho ancora la speranza che mio padre, vedendoli, possa ricordare qualcosa e perché da quando sono tornato single, Natale è un momento dell’anno che vorrei saltare a piè pari”. I nostri occhi s’incontrano in quel momento e provo un’attrazione magnetica per lui: prova le stesse cose che provo io perché é passato attraverso una delusione sentimentale simile alla mia.

Mentre mi riaccompagna a casa, quella sera Giacomo mi chiede aiuto per la cena della festa di Natale della casa di riposo: la fornitura é stata affidata alla sua società ma la sua socia si é infortunata e lui non può fare tutto da solo. Io accetto, felice di poter trascorrere ancora del tempo con lui. Quando la settimana successiva lo raggiungo nella cucina della sua società per preparare il pranzo, lo trovo abbracciato a una donna. Le guance mi avvampano e, provando un’insensata gelosia, sto per andarmene. Subito dopo Giacomo e la donna si staccano e vedo che lei ha il braccio ingessato. Giacomo mi viene incontro sorridente, presentandomela: “Claudia è venuta a salutarmi prima di partire. Trascorrerà la convalescenza con la sua famiglia”, mi spiega, rassicurandomi. Solamente in quel momento mi accorgo che Claudia é incinta e porta la fede al dito. Mi sento in colpa per la reazione che ho avuto anche se lui non dà a vedere di essersene accorto.

Il pranzo della festa é un successo e tutti gli anziani sono contenti. C’è stato  un momento commovente con i genitori di Giacomo, quando suo padre ci ha augurato tanta felicità insieme. Giacomo e io ci siamo avvicinati molto in questi giorni ma nessuno di noi due ha avuto il coraggio di esprimere un sentimento che sembra essere più profondo di una semplice amicizia.  La madre di Giacomo, da come ci osserva, sembra essersene accorta ma si é limitata ad augurarci buone feste. Si avvicina il Natale e un giorno, mentre aiuto Giacomo a consegnare dolci a un bar del paese, lui mi chiede timidamente con chi lo trascorrerò. “Raggiungerò i miei genitori a Milano dopo Natale. Sai com’è, troppi parenti che fanno domande. Dopo che Filippo mi ha lasciata sotto le feste, questo periodo mi porta tristezza. Preferisco tenermi impegnata con il ristorante per non pensarci”, gli spiego. Lui annuisce con comprensione. Mentre scarichiamo i dolci dal furgoncino, cristalli di neve tintinnano contro i nostri cappotti, portati da un vento graffiante. Con un gesto premuroso, Giacomo mi scrolla la neve dalla sciarpa, rivolgendomi uno sguardo aperto. Incontrando i suoi occhi avverto una connessione emotiva con lui, intuendo che sta per chiedermi qualcosa.

“Senti, visto che sei di turno al ristorante per il pranzo di Natale, ti piacerebbe venire a casa mia per la cena di Natale? Solamente noi due?”, mi chiede un po’ impacciato. Mi manca il respiro per l’emozione. Desideravo stare con lui ma non mi aspettavo un vero appuntamento proprio la notte di Natale. La vita sembra volermi riservare una seconda possibilità. Mi schiarisco la gola e tossisco, imbarazzata quanto lui: “Mi piacerebbe moltissimo, Giacomo ma accetto l’invito solamente a una condizione: che tu mi permetta di aiutarti a preparare la cena, utilizzando il libro di ricette di tuo padre”, gli rispondo con gli occhi che brillano di felicità, come quelli di Giacomo.

La vigilia di Natale, finito il turno di lavoro di mezzogiorno, m’intrattengo a parlare con i colleghi della brigata di cucina nell’attesa che Giacomo arrivi a prendermi. A un certo punto con la coda dell’occhio avverto la presenza di un uomo appena entrato nel locale. Mi volto sorridente, convinta che sia lui e invece rimango sorpresa: è il mio ex fidanzato. È tornato da Dubai. Mi dice che quella lunga assenza lo ha fatto riflettere: “Ti amo ancora, Matilde. Vieni con me: lavoreremo insieme e farai un’esperienza internazionale”, mi dice con trasporto. Anch’io durante questo anno ho riflettuto ma, solamente dopo aver conosciuto Giacomo, ho capito di non essere la persona giusta per Filippo e di desiderare un futuro diverso. Glielo dico con tatto, consapevole che questa volta sarò io a dargli una delusione ma non posso mentirgli. Filippo mi guarda sorpreso. I suoi occhi sono umidi e spenti ma mi rassicura: “Va tutto bene”. Sembra voglia scusarsi per il suo stato di sconforto, poi si volta verso Giacomo, che è appena entrato nel locale e, dall’espressione costernata che ha, deve aver visto tutta la scena, probabilmente fraintendendola. “Ti auguro di essere felice, è tutto ciò che desidero per te, Matilde”, mi dice, prendendomi la mano e sfiorandomene il dorso con un ultimo, lievissimo bacio, poi se ne va. Io guardo Giacomo, che è rimasto in disparte e mi osserva preoccupato. Lo raggiungo per spiegarmi ma è lui a precedermi: “Scegli me, Matilde. Lui non è la persona giusta per te”, mi dice con uno sguardo ardente. “Ho capito subito di provare qualcosa per te, frequentandoti. Fidati di me, non ti deluderò”, mi dichiara, facendomi provare il desiderio di accarezzargli una guancia. Ho difficoltà in quel momento a trasformare in parole i pensieri che mi affollano la mente. “Anch’io provo dei sentimenti per te, Giacomo. Ho sempre desiderato vivere la mia vita qui ma ora so anche che vorrei viverla insieme a te”, gli dico commossa.  Giacomo si china lentamente verso di me e, sotto l’arcata del locale addobbata con il vischio, ci baciamo.

La mattina di Natale, prima che io prenda servizio, Giacomo e io andiamo a fare gli auguri ai suoi genitori. Portiamo loro lo zelten di Natale, che abbiamo preparato con la ricetta del libro di suo padre. In quel momento vediamo negli occhi dell’uomo un lampo di consapevolezza, come se fosse riuscito a riconoscere il figlio. Giacomo, commosso, dice ai genitori che ci vogliamo bene e speriamo di avere tanti Natali felici insieme, come quelli che hanno avuto loro.

“Il biglietto di auguri”, copyright ©2021 Simona Maria Corvese

Storia vera pubblicata sul n.52 – 21 dicembre 2021

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