CANTO DI NATALE DI DICKENS E UN’ANTICA USANZA MEDIEVALE: IL CAROLING

 

CANTO DI NATALE DI DICKENS E UN’ANTICA USANZA MEDIEVALE: IL CAROLING

Nell’epoca vittoriana riprende l’usanza medievale del caroling, ossia dei canti natalizi. È in quest’epoca che il Natale viene visto come la festa della famiglia.  Intorno al 1833 viene pubblicata la prima raccolta di carols, alcuni tradizionali, altri nuovi.

Non bisogna dimenticare che siamo anche nel pieno della Rivoluzione Industriale: un uomo era considerato di successo in base alla ricchezza che era riuscito ad accumulare e non stupisce che le fabbriche, così come i negozi e gli uffici, rimanessero aperti il 25 dicembre.

In uno sketch, un articolo di giornalismo letterario intitolato “Considerazioni sulle persone”, raccolto nella sezione  Tipi Umani di “Sketches by Boz”, Charles Dickens ci illustra la grigia vita quotidiana di un  contabile e usa questa espressione: “Era lunedì: per ventiquattr’ore era sfuggito alla schiavitù della scrivania” ma anche questa: “Uomini del genere sono povere creature innocue; soddisfatte ma non felici; lo spirito spezzato e umiliato, non avvertono più nessun dolore, ma non conoscono mai cosa sia il piacere”. A questa categoria appartiene Cratchit, il dipendente-schiavo di Ebenezer Scrooge in “A Christmas Carol – Canto di Natale”.

Nello stesso bozzetto Dickens parla di un’altra tipologia umana. “Quanto diversi da costoro sono gli individui di un altro tipo che, come i primi, non hanno né amici né compagni, ma la cui condizione nella società è il frutto di una loro scelta. … Costoro, per qualche causa reale o immaginaria che sia – generalmente quest’ultima, per l’eccellente ragione che è gente ricca ma povera di relazioni – diventano sempre più sospettosi, e in segreto sono dei misantropi che ricavano grandissima soddisfazione nel pensare d’essere infelici, e rendono disgraziati tutti coloro che li avvicinano”. In poche parole Charles Dickens ha descritto, in bozza, quello che diverrà il personaggio di Ebenezer Scrooge in “A Christmas Carol – Canto di Natale”.

 

In questo contesto della Rivoluzione Industriale le feste erano viste come un retaggio di uno stile di vita di un tempo passato. I carols non sfuggivano a questa concezione. A favore della loro riscoperta vi fu un rinnovato fervore religioso nelle città. Le raccolte di carols sono dovute al lavoro di due studiosi: Davies Gilbert e William Sandys. Grazie al loro lavoro molte carole antiche originarie delle zone rurali dell’Inghilterra, non andarono perse. Al contrario, vennero pubblicate in due raccolte: Some Ancient Christmas Carols (1822) e Christmas Carols, Ancient and Modern (1833)(“La carola inglese nella storia e nella tradizione tra il sacro e il profano”, A. Uliano).

Oggi abbiamo tutti in mente la figura dei carolers vittoriani, i cantori che si riunivano in piccoli cori davanti alle case dei ricchi nei giorni di Natale. Chi erano i carolers? Erano persone di estrazione sociale umile e ricorrevano al canto per guadagnare qualcosa che potesse migliorare le loro condizioni durante le festività natalizie. Li si poteva trovare nelle vie più affollate delle grandi città. Di solito erano riuniti in gruppi di tre persone: uno suonava il violino, un altro cantava e il terzo cantava e vendeva gli spartiti ai passanti, che potevano fermarsi e unirsi a loro per cantare qualche strofa delle carole.
Charles Dickens nel suo bozzetto di giornalismo letterario “A Christmas dinner” ci mostra i personaggi cantare delle carole natalizie. In particolare la figura del nonno che canta un canto tradizionale poi, quando gli viene richiesto il bis, stupisce tutti con un canto nuovo che solo la nonna ha avuto il privilegio di sentire. In quel periodo però il caroling esce dalle chiese e dalle case. Si cominciano a vedere i carolers o, più precisamente, i “Christmas carols singers” per le strade . Erano persone povere, che sbarcavano il lunario: affrontavano lunghe ore al gelo e in mezzo alla neve, sostando nei pressi dei negozi. In altri casi i carolers sostavano davanti alle case dei signori, sperando di essere invitati a entrare per bere qualcosa di caldo e magari anche di ricevere offerte.
Non ti stupirà sapere che la parte più intensa della loro attività canora si svolgeva la vigilia di Natale e il giorno stesso di Natale, per raccogliere mance o cibo che avrebbero permesso loro di affrontare meglio le feste.

Il titolo del famoso Christmas Book di Charles Dickens, “Il Canto di Natale – A Christmas Carol” allude a un’antica carola: “God Rest Ye Merry Gentlemen”. Fu pubblicata nel 1823 da William Sandys e l’autore è anonimo. Risulta essere presente in pubblicazioni settecentesche con il titolo “New Christmas Carol”. Questo fa pensare che non sia un canto di origini antichiche (medievali), nonostante  sia presente l’arcaismo “Ye” (che vuol dire “You”) per farlo sembrare antico. Ci sono però degli studiosi che sostengono che la carola risalga al 1500 e che vi sia un testo simile intitolato “Sit You, Merry Gentlemen”. Di che cosa parla “God Rest Ye Merry Gentlemen”? È la storia dell’annuncio della buona novella ai pastori e della loro visita a Gesù bambino. Ci sono due esortazioni nelle strofe: una a invita a comportarsi bene, l’altra a scambiarsi il segno della pace.

La melodia ha origini antiche e ci sono diverse versioni ma quella che si è affermata è il London Tune, contenuto in “The English Dancing Master” di J. Playford (1651).

Se ti è venuta la curiosità, unisciti a me per ascoltare una bella interpretazione di “God Rest Ye Merry Gentlemen” qui:

[OFFICIAL VIDEO] God Rest Ye Merry Gentlemen – Pentatonix

https://www.youtube.com/watch?v=ku7ohU1IGls

… e insieme auguriamoci Buon Natale!

Simona

 

 

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